Sito Archeologico di "Valle Lagorara"

Valle di Lagorara: il sito archeologico unico in Europa

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Lungo la Valle del Rio Lagorara si trova uno dei siti archeologici più interessanti dell'intera Liguria.

Un imponente affioramento di diaspro rosso utilizzato dall'uomo preistorico per produrre i propri utensili. 


La Valle del Lagorara si trova nel Comune di Maissana, nell’Alta Val di Vara, in provincia di La Spezia. È percorsa dal rio omonimo, che nasce dal Monte Verruga e scorre verso valle tra il Monte Porcile e il Monte Scogliera. Anticamente la Valle era una selva densissima abitata da animali selvaggi e sconosciuta dagli stessi liguri.

I primi abitanti di queste terre non hanno avuto vita facile; sottoposti a continue invasioni, sottomissioni e distruzioni complete da parte di conquistatori come, ad esempio, i potenti romani dei quali si sono ritrovate antichissime monete con l’immagine di Claudio Nerone.

Qui nell'Età del Rame, circa 5000 anni fa, era attiva una cava di estrazione; mediante utensili detti "percussori", venivano staccati dalle pareti grossi blocchi di diaspro.

In quindici minuti d'auto da Tavarone si arriva al centro di accoglienza di S. Maria di Maissana, da dove, dopo una piacevole passeggiata si raggiunge il sito archeologico.
Su richiesta, per gruppi e scolaresche, è possibile assistere ad una dimostrazione di scheggiatura del diaspro ed effettuare esercitazioni di archeologia sperimentale
 

Storia e Riconoscimenti "Museo Archeologico Valle di Lagorara"

Fra i primi abitanti si annidavano anche loschi figuri (ogni epoca ha i suoi “cattivi”) che organizzati in piccole bande – spesso in guerra tra loro – assalivano le carovane di mercanti o semplici viandanti che attraverso la Fontanabuona e l’attuale passo del Bocco (da non confondersi con il più importante passo del Bocco che collega il territorio di Varese Ligure con la via per Chiavari e la Valle d’Aveto) transitavano sul territorio diretto sulle Centocroci, depredandogli di ogni avere, molto spesso con il prezzo della vita. “Terra di briganti” dunque! 


La valle prende il nome da un enorme roccia a strapiombo tra di S. Maria e Maissana.

Sulla sua sommità c’è un luogo chiamato “Castello” dove esistono antichi ruderi che fanno supporre l’esistenza di un rocca forte. In realtà sulla roccia ci sono delle pietre messe in modo tale da sembrare i resti di un antica borgata.


Il nome di “Lagorara” deriverebbe dal fatto che anticamente, non lontano dal Castello, esistesse un lago – in realtà raro – dato il luogo; da qui “Lagoraro ” e trattandosi di nomi per una borgata, LAGORARA.

L’esistenza di un lago assume maggiore credibilità dal fatto che la zona era ricca di acqua che alimentava, tra l’altro, l’innumerevoli mulini situati nell’attuale territorio del paese di Campore per la macinazione degli unici prodotto per gli abitanti del luogo: castagne e mais. Oltre la roccia di Lagorara si possono scorgere terrazzamenti con muri a secco ancora intatti; testimonianza che la zona era abitata, coltivata ed irrigata probabilmente proprio dalle acque del lago ora scomparso.

  • Storia certa è invece il diploma del 29 Settembre 1164 con il quale l’Imperatore Federico Barbarossa conferisce il possesso di queste terre ai Malaspina, marchesi di Lunigiana.
  • Verso la fine del 1440 la Lagorara si sottomise al dominio di Genova; in epoca poco successiva, Pennelli e Fieschi domandarono ai Signori di Genova l’uso di questi posti per disboscarli e farne delle possessioni.
  • I Pennelli si insediarono sulla roccia di Lagorara, i Fieschi si diffusero specialmente nell’alta Valle del Vara ma essendo vicini, si danneggiavano a vicenda predandosi il bestiame, ferendo e uccidendo i pastori.
  • I Signori anziani di Genova stanchi di queste continue diatribe, non potendosi servire della Lagorara la cedettero ai Fieschi ricevendo in cambio altri siti nel contado di Lavagna. Da questa data in poi la Lagorara vive la stessa storia dell’Alta Valle del Vara e della Liguria.

Storia e Riconoscimenti "Museo Archeologico Valle di Lagorara"

L’importanza del sito archeologico della Valle del Lagorara è testimoniato dai risultati di diverse campagne di scavo condotte tra il 1988 e il 1995 dalla Soprintendenza Archeologica della Liguria e dalla pubblicazione di diversi studi sull’argomento. Il sito archeologico è un grande museo immerso nella natura, costituito da una cava a cielo aperto di diaspro rosso, la più vasta delle cinque esistenti al mondo ed unica in Europa, scoperto nel 1987, si tratta di un imponente affioramento di diaspro rosso utilizzato dall’uomo preistorico per produrre i propri utensili.

Qui nell’Età del Rame, tra il 3300 ed il 2600 a.C. era attiva una cava di estrazione. L’attività estrattiva ha portato alla formazione di ampie nicchie che hanno modificato in maniera spettacolare il profilo del versante.

La zona, particolarmente ricca di castagni, si è conservata intatta e presenta un paesaggio particolarmente bello nel quale il rosso del diaspro contrasta con il verde dei castagni durante i mesi più caldi e con i toni del grigio e del marrone nel periodo invernale. L’area di interesse archeologico è collocata ad un’altezza sul livello del mare di circa 750 metri, in una fascia lunga alcune centinaia di metri situata, in gran parte, tra il rio Lagorara e il versante occidentale del Monte Scogliera.


Si tratta di una antica miniera di diaspro a cielo aperto, giudicata dagli esperti di grande importanza storicoscientifica, di livello sia nazionale che internazionale rappresentando un rarissimo caso di cava a cielo aperto e per di più di grandi dimensioni.

Sulla base di questi e di successivi ritrovamenti, il personale del Museo Archeologico di Chiavari, guidato dal Dr. Roberto Maggi, ha eseguito una serie di scavi, che hanno portato alla soluzione di molti dei problemi scientifici legati al sito. Nel corso degli scavi sono state localizzate due principali aree di estrazione del materiale, due ripari collocati nel versante opposto rispetto alle aree di scavo, e sono stati trovati numerosi reperti: schegge di scarto, frammenti di percussori, resti di oggetti in ceramica o in steatite utilizzati dagli antichi minatori.

L’attività della cava non doveva produrre, in generale, prodotti finiti, ma semilavorati destinati a essere trasportati altrove per essere terminati. Il periodo di sfruttamento è stato collocato in un periodo che va tra il 3500 e il 2000 avanti Cristo circa. Sia le datazioni radiocarboniche che la tipologia dei manufatti ritrovati lo confermano.

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